Ora, non sono mai stata in grado di scrivere bene una recensione letteraria, perchè non valgo niente come critica. Nonostante questo, come lettrice (e forse anche come persona "tout court") sono IPERCRITICA.
Nel senso che sono feroce e tendo a distruggere tutto quello che non trovo all’"altezza delle mie aspettative.
In genere rifuggo dai libri che mi sento un po' "in obbligo" di leggere perchè raramente mi piacciono.
Bene, per una volta tanto posso dire che sono contenta di avere letto questo.
Avevo un ulteriore timore, dopo aver letto il commento di Ansaldi in copertina, perchè in genere io non amo molto i romanzi tinti di giallo. Invece, quando Ansaldi parla di "investigazione", si riferisce ad una ricerca interiore, o - meglio ancora - alla ricerca di quello che può essere l'equilibrio fra il sé e il cosmo.
Un romanzo nel quale si sente sicuramente l'influenza proustiana ma che comunque si legge senza eccessivo impegno: ben congeniato e proporzionato nelle sue parti, sta in piedi e si muove senza fatica. Mi ha fatto anche nascere la curiosità per i luoghi e gli eventi menzionati: mi sono scoperta a ricercare, su internet, se effettivamente ci fosse stata un'eclissi in un tal giorno e alla tal ora, o se la casa del protagonista avesse davvero delle parti in tessere blu, o ancora dove si trovasse, a Ferrara, la casa del boia. Insomma, quando un libro suscita curiosità, vale sempre la pena di averlo letto.
A distanza di un mese mi rimane dentro una sensazione, che primeggia sulle altre: quella del ritorno alle proprie origini, dell'attrazione malinconica che sempre esercitano i luoghi in cui abbiamo trascorso la nostra giovinezza, anche se sono tanto cambiati e magari facciamo addirittura fatica a riconoscerli. Andare alla ricerca di quei luoghi, voler tornare all'inizio del nostro percorso, coincide con la ricerca più profonda del senso della nostra esistenza. E capire CHI SIAMO può avvenire solo attraverso la comprensione e l'accettazione di quello che SIAMO STATI. Grazie, Andrea, per questo regalo che ci hai fatto, e complimenti per il livello di scrittura che hai raggiunto!
Aldina Sommariva
Aldina Sommariva è di origine milanese. Ha iniziato a scrivere in versi all’inizio degli anni ’90, dopo aver abitato in varie città sia in Italia sia all’estero. Da sempre affascinata dalla mitologia classica, è stata definita da Giuseppe Conte una poetessa mito-modernista, pur non essendosi mai sentita inquadrata in una particolare corrente. A cavallo tra la fine del ‘900 e l’inizio di questo millennio ha condotto insieme col cantautore e poeta Bruno Lauzi diversi recital di poesia. Suoi componimenti sono stati pubblicati su varie riviste, tra cui “Specchio” de La stampa e “Poesia” di Crocetti. Nel 2001 è stata a lei dedicata un’intera puntata della trasmissione radiofonica “Cortometraggi” (curata da Roberto Baracchini) sui poeti italiani contemporanei. Nel 2017 ha pubblicato per La Mandragora la raccolta “Poesie del malamore”. Attualmente risiede a Imola, dove ha tenuto alcuni corsi laboratoriali sulla scrittura creativa e sulle sue tecniche poetiche.
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