“[…] il volontario assume le vesti di agente di prossimità dando vita a nuovi processi relazionali, ricucendo relazioni interrotte, diventando risorsa per la comunità. La relazione che si instaura fra le persone in difficoltà, i servizi, le organizzazioni del terzo settore e i singoli volontari coinvolti nell’azione rappresenta un valore aggiunto irrinunciabile non solo come riscatto valoriale in una società a forte valenza individualistica, ma anche come ancora di salvezza degli abitanti di un contesto comunitario. È questo un antidoto prezioso per evitare le derive narcisistiche.” ‒ Cinzia Migani ‒ “Dire Fare Donare”
Cinzia Migani |
Di formazione filosofica, Cinzia Migani, si occupa dal 1990 di progett-azione sociale con particolare attenzione alle reti di volontariato contro l’esclusione sociale.
È stata responsabile dell’Area Salute Mentale dell’Istituzione G.F. Minguzzi della Provincia di Bologna dal 1998 al 2000, successivamente e sino al 2009 ha ricoperto la posizione di Responsabile dell’Area Ricerca ed Innovazione Sociale e Responsabile di “Aneka. Servizi per il benessere a scuola”. Dal 2010 collabora con A.S.Vo che gestisce VolaBo, il centro di servizio della città metropolitana di Bologna, in veste prima di coordinatrice e poi di direttora di VolaBo.
Ha curato la pubblicazione di libri sul disagio scolastico e sulla salute mentale per la Carocci Editore e dal 2008 collabora con la Negretto Editore per la quale ha portato a termine lavori come “Follia gentile. Dal manicomio alla salute mentale”, “Il Teatro illimitato. Progetti di Cultura e Salute mentale” ed il progetto di cui parleremo in questa intervista “Dire Fare Donare”.
A.M.: Ciao Cinzia, ti ringrazio per aver accettato questa intervista che verterà soprattutto sul progetto “Dire Fare Donare” pubblicato a maggio 2017 per la casa editrice Negretto Editore. Una prima domanda per capirne la genesi: come nasce l’idea della stesura del libro?
Cinzia Migani: Questa pubblicazione prende le mosse dal progetto Il volontariato è un dono di tutti. La cultura del dono per stare bene e nasce con l’intento di raccogliere molteplici punti di vista, testimonianze, riflessioni sul dono e sulla cultura del dono. Fra gli interrogativi di fondo che sostanziano lo scritto segnalo: se e in che modo il dono può diventare volano di reciprocità e attivatore di nuove relazioni sociali e come muta la relazione fra donatore e ricevente nelle nostre comunità, caratterizzate da radicali trasformazioni sociali, economiche e politiche. Il lancio del progetto è avvenuto il 4 ottobre 2015 in occasione della Giornata del Dono, voluta e promossa dall’Istituto Italiano della Donazione. L’istituzione della Giornata del Dono ha dato l’occasione per aprire il sipario al tema più ampio del volontariato e della solidarietà nel campo della cura e della salute di comunità e per connettere percorsi ed interventi con altre reti territoriali che lavorano su temi vicini e integrativi come le associazioni del dono di sangue e organi. Il progetto “Il volontariato è un dono di tutti” è promosso da VolaBo – Centro Servizi della provincia di Bologna e dalla Città Metropolitana di Bologna e realizzato in collaborazione con la rete delle associazioni del dono di sangue e organi. Il progetto è, inoltre, realizzato grazie alla collaborazione dei Centri di Servizio per il Volontariato, delle organizzazioni del terzo settore, delle Aziende USL/DSM-DP e degli enti pubblici delle città che hanno aderito. L’iniziativa è inoltre patrocinata da Avis Regionale.
A.M.: L’introduzione de “Dire Fare Donare” si apre con una tua domanda: “Si può ancora parlare di volontariato o è più corretto parlare di volontariati?”. Pensi che sia ancora necessario riflettere su questo quesito oppure le possibili risposte sono state date dal responso del pubblico dei lettori?
Cinzia Migani: Oggi più che mai è indispensabile porsi la questione per capire e sostenere coloro che – come i volontari prestano il proprio impegno gratuitamente ‒ per scommettere su un mondo con confini più estesi e più “equo”. Molteplici sono le riflessioni portate dai lettori e da chi ha condiviso con noi il percorso o da altri compagni di viaggio che rappresentano una nuova narrazione.
Fra le diverse riflessioni meritano una attenta considerazione i centri di servizio per il volontariato che si stanno ponendo il problema dei profili anagrafici dei volontari, di analizzare le diverse motivazioni che spingono le persone ad impegnarsi in attività di volontariato, di comprendere la diversità delle molteplici esperienze possibili, le modalità di incontro con i volontari, le peculiarità di ciascun modello per offrire percorsi più utili di formazione, comunicazione, progettazione e consulenza. Tornando alla domanda iniziale ci sembra possibile affermare senza indugio che la vita senza gli altri non è vita e l’atto del dono rappresenta una apertura all’alterità e al fenomeno del volontariato. È così l’atto del dono rappresenta una apertura all’alterità. L’individuo sente il bisogno di appartenere ad una comunità, di legarsi agli altri e donare significa legarsi all’altro. Il dono diventa risorsa per sé e per gli altri là dove si privilegia la dimensione della generatività, del dono che facilità l’empowerment e valorizzazione di chi lo riceve.
A.M.: I curatori de “Dire Fare Donare” sono sei in totale, oltre a te troviamo Matteo Scorza, Andrea Pagani, Giancarlo Funaioli, Roberta Gonni ed Ennio Sergio. Vi conoscevate prima dell’inizio della stesura del libro oppure è stata occasione per intavolare un discorso sul volontariato?
Cinzia Migani: Anche se operiamo in contesti diversi in realtà ci conosciamo da diversi anni, il rapporto più recente a livello di gruppo, ma altrettanto significativo, è quello instaurato con Andrea Pagani che per VolaBo ha curato il percorso di scrittura. Andrea è stato scelto da chi come, Roberta e Ennio, aveva già avuto modo di apprezzarne le doti in aula di formazione e le pubblicazioni. La scelta è stata proprio felice. Io, Giancarlo e Roberta collaboriamo da anni a VolaBo. È a VolaBo che è maturata la necessità di capire meglio se e come era evoluta la visione di dono dei volontari delle centinaia di associazioni che ci interpellano nella nostra azione quotidiana per costruire interventi e azioni volte a trasformare i contesti di appartenenza, per affrontare emergenze, per ridurre le disuguaglianze, per sognare un mondo più attento alle persone e all’ambiente. Con Matteo e Ennio abbiamo condiviso diverse forme di collaborazione per la realizzazione di progetti a carattere socio sanitario e di volontariato, fra questi il Progetto del dono che ha occasionato la pubblicazione. Un progetto che si interseca con quello del teatro e salute mentale descritto in una precedente pubblicazione dell’editore Negretto: Il teatro illimitato, Progetti di cultura e salute mentale. Ognuno di loro è profondo conoscitore dei temi trattati nel libro e portatore di pensieri sul tema del dono, dei pensieri e delle riflessioni che emergono negli interventi presenti nel libro o nelle parole chiave delle sezioni curate, ma anche di coloro che ci hanno donato il loro racconto.
A.M.: “Dire Fare Donare” nelle sue 270 pagine è un lavoro che presenta anche altri collaboratori, infatti ritroviamo nelle tre sezioni del libro tanti altri nomi di volontari che hanno voluto contribuire, come per esempio la parte dedicata ai racconti sul dono curata da Andrea Pagani. Fra tutti i racconti inseriti c’è uno che ti ha colpito maggiormente e di cui ci vuoi parlare?
Cinzia Migani: Limitandoci alla parte curata da Pagani: tutti i racconti, in coerenza con lo spirito del gruppo e con la linea del corso di formazione impostata dallo scrittore Andrea Pagani, rispondono all’idea del Dono, sono cioè racconti che intendono la scrittura e l’esperienza del racconto (e quindi della vita) come momenti di condivisione, di confronto, di conoscenza di sé e degli altri. In particolare, se dovessi condurre una scelta assolutamente personale (legata cioè ad un carattere dello stile della scrittura), mi hanno colpito i racconti che fanno riferimento al contatto con altre realtà, con altre culture ed altre civiltà, come il racconto di Elena Gardenghi sul mondo ellenico (con ascendenze e citazioni della classicità greca), il racconto di Alessandra Scisciot sulla condizione dei migranti a Lampedusa (in una chiave però molto simbolica, intimista, poetica, dove la realtà oggettiva si riverbera in una dimensione lirica e quasi magica) e il racconto di Erica Balducci e Martina Salieri sulla condizione dei bambini dell’est, spesso in una condizione di disagio, dove la vicenda di cronaca diventa spunto per profonde riflessioni esistenziali e universali. Ma comunque tutti i racconti della raccolta sono veicoli di arricchimento e conoscenza collettiva, in una idea di dono e di partecipazione democratica ad un progetto culturale ed umano collettivo. Segnalo anche che la scelta della fotografia di Silvia Camporesi in copertina. La sua fotografia ha il valore di un racconto a più mani: un racconto fatto dalle singole identità narranti che si incrociano per dare vita ad una unica trama collettiva volta a mettere in evidenza il dono delle relazioni interpersonali.
A.M.: Ritengo che la scelta del titolo del libro sia molto calzante ed in sé racchiuda il nucleo fondante dei diversi pensieri e studi espressi: dalla parola all’azione, e che l’azione sia il donare. Ma in questa società dedita al neoliberismo come possiamo iniziare a concepire la donazione come necessaria? È essa stessa una lotta contro la “crisi” e la volontà di diseguaglianza di pochi a discapito di molti?
Scrive Stefano Zamagni nel capitolo Il ruolo profetico del volontariato: “il contributo più significativo che il volontariato può dare alla società di oggi è quello di affrettare il passaggio dal dono come atto privato compiuto a favore di parenti o amici ai quali si è legati da relazioni a corto raggio, al dono come atto pubblico che interviene sulle relazioni ad ampio raggio.”Cinzia Migani: La scelta del libro è frutto di uno scambio fluttuante fra alcune colleghe di VolaBo e i curatori del libro. Occuparsi della cultura del dono in una comunità in trasformazione significa fare una scelta culturale. Ma, come sottolinea il professor Stefano Zamagni, si tratta anche una scelta di cultura economica. La scelta dell’economia civile. Certo una scelta che non è in linea con la cultura capitalistica che riconosce le donazioni, i filantropi ma non il dono. La donazione infatti sono essenzialmente rappresentate da oggetti, il dono invece rappresenta quanto viene trasferito attraverso la relazione interpersonale.
La cultura del dono consente di favorire la partecipazione di tutti alla co-costruzione di una comunità più vivibile, perché rimette in circolo il principio di fraternità anche a livello economico.
A.M.: VolaBo, il Centro Servizi per il Volontariato della Città metropolitana di Bologna, è una realtà che gestisci come direttora e che ovviamente ha promosso il libro. Ci racconti qualcosa di VolaBo e ci spieghi come entrare a farne parte?
Cinzia Migani: VolaBo nasce su volontà di A.S.Vo (Associazione per lo Sviluppo del Volontariato), una associazione senza fini di lucro, autonoma, pluralista che si ispira a principi di carattere solidaristico e democratico per essere al servizio delle organizzazioni di volontariato (OdV) della città metropolitana di Bologna. Da alcuni mesi, in base alla Legge delega per la riforma del Terzo settore n. 106/2016 (legge 106/2016), VolaBo ha il compito, in qualità di CSV, di organizzare, gestire ed erogare servizi di supporto tecnico, formativo ed informativo per promuovere e rafforzare la presenza ed il ruolo dei volontari in tutti gli enti del Terzo settore (4,8 milioni secondo i dati del Censimento Istat Non Profit 2011). In prospettiva ASVO auspica la partecipazione alla gestione condivisa del Centro Servizi di un numero sempre maggiore di organizzazioni di volontariato in modo da rappresentare significativamente la pluralità di esperienze e competenze locali. L’associazione è aperta a tutte le organizzazioni di volontariato che abbiano esclusivo fine di solidarietà e che basino la propria attività sull’apporto personale, spontaneo e gratuito dei propri volontari. È stata la consapevolezza della prospettiva di allargamento della base sociale a tutti i volontari del terzo settore e la trasformazione dei contesti culturali e sociali di riferimento delle associazioni che ha favorito il confronto allargato sul tema del dono. Per fare parte della base sociale oggi è sufficiente essere organizzazione di volontariato, a breve anche di associazione di promozione sociale, e presentare la domanda di ammissione.
A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Negretto Editore? La consiglieresti?
Cinzia Migani: Il rapporto instaurato con la casa editrice Negretto Editore è molto positivo. Diverse le ragioni della preziosa collaborazione, fra queste la linea editoriale e la serietà dell’Editore. Non ho dubbi che consiglierei di avere rapporti con la casa editrice.
A.M.: Quali sono le tue novità editoriali per il 2018? Ci puoi anticipare qualcosa?
Cinzia Migani: Per il 2018, 40 anni dopo l’uscita della legge di riforma psichiatrica, la cosiddetta legge Basaglia, ho in cantiere una pubblicazione che centra l’attenzione sulla storia della psichiatria a Bologna, sul ruolo dei cittadini, delle associazioni e dei servizi nel favorire la liberazione delle persone rinchiuse nelle istituzioni totali. Al centro della pubblicazione le vicende di persone che hanno trascorso parte della loro vita in manicomio e vicende storiche di alcune istituzioni totali situate a Bologna e Imola. La questione interessa particolarmente ai volontari, contrari ad ogni forma di prevaricazione. Il 2018 si caratterizzerà comunque ancora come l’anno del dono e quindi come occasione per promuovere il libro Dire Fare e Donare.
A.M.: Salutaci con una citazione…
Cinzia Migani: “Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quando amore mettiamo nel dare.” ‒ Madre Teresa di Calcutta
A.M.: Cinzia ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato e confido che in tanti si interessino al grande progetto del Dono che portate avanti. Ti saluto con le parole di Henrik Ibsen: “Un migliaio di parole non lasciano un’impressione tanto profonda quanto una sola azione.”
Written by Alessia Mocci
Ufficio Stampa Negretto editore
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